Brescia, attacco hacker al Comune

attacco hacker comune di brescia
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Negli ultimi giorni di Marzo 2021 il sistema informatico del Comune di Brescia è finito sotto un attacco hacker.

Questo gruppo di cybercriminali ha diffuso un ransomware che ha mandato in tilt non solo il sito web istituzionale, ma anche i servizi online: pratiche, pagamenti, certificati così come le comunicazioni della centrale operativa della Polizia locale.

Buona parte della macchina amministrativa del comune è ancora inaccessibile. Per risolvere il problema con una chiave di decrittaggio, gli autori dell’attacco hanno chiesto un riscatto di 26 Bitcoin – circa 1,3 milioni di euro, arrivati nelle ultime ore a 55 bitcoin, che in valuta corrente corrispondono a circa 3 milioni di euro – cifra che il Comune non intende pagare.

Inizialmente la Loggia non aveva comunicato si trattasse di un tentativo di estorsione, ma, come è stato riportato anche dal Corriere della Sera, l’hackeraggio è stato confermato e ora la situazione è nelle mani della Polizia postale. Gli apparati sarebbero stati infettati da un DoppelPaymer, un ransomware che cifra i file rendendoli inaccessibili.

Per il ripristino della piena funzionalità di tutto il sistema potrebbero volerci mesi, se non anni. Attualmente il Comune ha garantito la sicurezza dei dati dei cittadini, protetti su server inaccessibili agli hacker.

In attesa che questa aggressione cibernetica si esaurisca, i tecnici della Loggia hanno già ripristinato alcuni servizi (a partire dalla consultazione delle pratiche edilizie).

Come funziona un ramsoware

Il ransom malware, o ransomware, è un tipo di malware che blocca l’accesso ai sistemi o ai file personali degli utenti e chiede il pagamento di un riscatto per renderli nuovamente accessibili. Le prime varianti di ransomware risalgono alla fine degli anni ’80, e i pagamenti dovevano essere effettuati tramite posta. Oggi, il pagamento del riscatto viene richiesto mediante criptovaluta come Bitcoin o carta di credito.

Cosa fare in caso di infezione

La regola numero uno, in caso di infezione da ransomware, è quella di non pagare il riscatto, così come ha deciso di fare il Comune di Brescia dopo l’attacco hacker. (Questa è anche la raccomandazione dell’FBI.) L’unico risultato che si ottiene con il pagamento, infatti, è quello di incoraggiare i criminali informatici a sferrare ulteriori attacchi contro la stessa vittima o altri soggetti. In ogni caso, esiste la possibilità di recuperare almeno una parte dei file criptati.

È importante esaminare con molta attenzione il messaggio con la richiesta di riscatto, possibilmente chiedendo assistenza ad uno specialista informatico, prima di tentare qualunque rimedio.

Se si vuole provare a bloccare un’infezione da ransomware mentre è ancora in corso la crittografia dei dati, è importante riuscire a identificarla tempestivamente.

Come proteggersi dai ransomware

Gli esperti di sicurezza sono concordi sul fatto che il metodo di protezione più efficace contro i ransomware sia la prevenzione.

Esistono vari metodi per gestire le infezioni da ransomware; in genere, però, si tratta di soluzioni che spesso richiedono una competenza tecnica specifica.

Il primo consiglio è quello di investire in un ottimo sistema di sicurezza informatica. Un programma che offra una protezione in tempo reale e sia in grado di sventare gli attacchi di malware avanzati come i ransomware.

In secondo luogo, per quanto possa essere impegnativo, è essenziale creare regolarmente una copia di backup dei dati importanti.

Un’altra precauzione importante consiste nell’aggiornare regolarmente i sistemi e il software. Naturalmente è difficile stare al passo con tutti gli aggiornamenti rilasciati, anche considerando il numero sempre più ampio di software e applicazioni che ognuno di noi utilizza abitualmente. Il nostro consiglio, perciò, è di cambiare le impostazioni in modo da abilitare l’aggiornamento automatico.

L’ultima raccomandazione è quella di tenersi informati. Una delle tecniche più usate per infettare i computer con i ransomware è l’ingegneria sociale. È importante perciò informarsi (e, nel caso delle aziende, informare tutti i dipendenti) su come si possano rilevare i malspam, i siti web sospetti e gli altri potenziali tranelli. E soprattutto, occorre usare il buon senso.

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