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Smart Working per fronteggiare il Coronavirus subito applicabile: non servono accordi lavoratori azienda

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Una sempre maggiore digitalizzazione dei processi lavorativi favorirà lo Smart Working, che in questo momento viene adottato da numerose imprese del nord Italia per fronteggiare un potenziale rischio.

Mariano Corso (Polimi): “Opportunità per non fermare la produzione, e sperimentare con successo modelli che prediligono la flessibilità”.

In questo scenario sempre più aziende, da Armani a Tod’s, hanno deciso di far lavorare i propri dipendenti in Smart Working, sfruttando la tecnologia per farli lavorare da remoto. Una modalità applicabile a chiunque svolga un tradizionale lavoro d’ufficio al PC o per chi passa molto tempo al telefono.

In Gazzetta Ufficiale è stato inoltre pubblicato il decreto attuativo che facilita l’avvio del telelavoro nelle zone colpite dall’emergenza sanitaria.

Lavoro agile subito, senza tutti gli adempimenti previsti dalla legge: lo riferisce il dl 23 febbraio 2020 n. 6 (misure urgenti sul coronavirus). “Ci sono aziende che erano pronte da tempo con accordi sullo smart working. – spiega Mariano Corso – Per tutte le altre, ci sono tempi tecnici piuttosto lunghi, bisogna sottoscrivere un accordo individuale, l’azienda è tenuta a fare informativa sulla sicurezza comunicazione a ministero del Lavoro e all’Inail. Così come è accaduto a Torino per l’alluvione o a Genova per il crollo del ponte, invece adesso le aziende possono attuarlo immediatamente, in modo da non rimanere ferme”.

L’Italia si avvia dunque a seguire le orme della Cina, dove da settimane è in atto quello che è stato definito “il più grande esperimento di smart working mai messo in atto”, milioni di lavoratori costretti a casa per la quarantena obbligatoria stabilita dal governo per tutti i cittadini, per contenere la diffusione del coronavirus, al lavoro con telefono e computer. Da oggi l’Italia può seguire la stessa strada sull’onda della stessa emergenza sanitaria: le Regioni maggiormente colpite dal contagio hanno chiesto alle aziende di limitare al minimo gli spostamenti e a fare uso il più possibile del telelavoro, e le aziende si stanno adeguando.

Di regola per l’avvio del lavoro agile occorre, secondo la legge 81/2017, un accordo individuale lavoratore-aziende, che specifichi nel dettaglio tempi e modi di utilizzo degli strumenti che permettono di lavorare da remoto, e cioè pc portatili, tablet e smartphone. La legge garantisce ai lavoratori agili parità di trattamento economico e normativo rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali. Quest’accordo va poi registrato sul portale del ministero del Lavoro

Certo, non tutte le imprese sono in grado di partire dall’oggi al domani, ma chi lo è, in questo momento è fortemente avvantaggiato, rileva Corso: “Già oggi le grandi multinazionali, gruppi come Unicredit e Generali stanno lavorando a pieno ritmo, nonostante gli uffici siano chiusi. Hanno percentuali di lavoratori attrezzati per il lavoro agile del 60-70%, e un’organizzazione corrispondente. Chi invece non è attrezzato avrà maggiori difficoltà, e magari se sarà costretto a organizzarsi nel giro di pochi giorni avrà anche un calo della produttività, che di regola con lo smart working invece sale anche del 15-20%, perché si lavora per obiettivi. Ma è comunque meglio che stare fermi, costringendo anche i lavoratori a farlo”.

Attrezzarsi in pochi giorni non è comunque impossibile, spiega Arianna Visentini, presidente di Variazioni, società che da 15 anni si occupa di smart working e politiche di conciliazione: “E’ importante innanzitutto disporre di dotazioni di base, ma ormai esistono molte piattaforme che permettono di elaborare, condividere e firmare documenti. Però non è solo un problema di tecnologie: quelle ormai le abbiamo, ma il problema spesso è che non ci fidiamo del nostro collega e del nostro team. Ci sono condizioni che abilitano e sdoganano il lavoro agile, e questa è una di quelle. L’auspicio è che però non si continui ad associare lo smart working a un evento eccezionale: oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”.

Insomma l’emergenza rappresenta una grande sfida anche sotto il profilo dell’evoluzione del lavoro: se lo smart working si affermasse come una buona soluzione per superare le difficoltà temporanee, significherebbe anche poter dare maggiore spazio in futuro a modelli di organizzazione che prediligono la flessibilità, con maggiori vantaggi competitivi dell’azienda e benefici “collaterali”, da quelli sulla vita personale dei dipendenti a quelli sul traffico cittadino e più in generale sull’ambiente.

Cosa utilizzare per poter lavorare da remoto

Lavorare in Smart Working non richiede un hardware particolare: bastano un telefono, un computer ed una buona connessione. Il resto è facilmente implementabile usando una serie di software come Skype, Office 365 e servizi di cloud storage.

Cosa fare quindi per lavorare in maniera efficace anche da remoto?

  • usate le app to-do (Microsoft To Do, Todoist o TickTick) per segnare i vostri compiti;
  • prendete le giuste pause a seconda del vostro ritmo di lavoro (possono essere poche e lunghe o tante e brevi);
  • datevi degli obiettivi settimanali da raggiungere;
  • rimanete in contatto con i vostri colleghi per mantenere un buon feeling con il team e focalizzare le giuste priorità.

Vuoi abilitare la tua azienda al lavoro da remoto? Contattaci allo 02 425905 o alla mail info@assitech.net